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La terza vita di Ignazio Marino fuori dalla politica e dall’Italia

Da Giuliano Longo

Venivamo da Washington dove il braccio di ferro fra Trump e  la maggioranza democratica al Congresso ha praticamente desertificato tutta la parte monumentale e museale della capitale Usa. Per ora con effetti  ridotti, ma come ci ha spiegato un operatore alberghiero, con sicuri effetti devastanti per il turismo, se lo shutdown si protrarrà.  

Senza considerare che il turismo di Washington è anche quello di migliaia di cittadini Usa che  vengono anche da distanze enormi migliaia di chilometri per vedere le loro istituzioni e ripercorrere la storia della loro democrazia. Il Campidoglio con la grande statua di Lincoln, i memorials dei caduti nelle varie guerre, l’enorme complesso  museale dello Smithsonian Institute. 

America first, ma per  ora con i servizi federali, ministeri compresi, bloccati la Capitale innevata attende tempi migliori dopo questo shutdown che si delinea fra i più lunghi della storia Usa. Sconcertati ce ne andiamo a Philadelphia, Philly detta comunemente. Due ore di treno fra panorami non certo esaltanti e nomi di città stranote come Baltimora, con l’arrivo a una stazione che nulla a che vedere con la neoclassica e unica Union station di Washington. 

Siamo sempre nella east coast ma l’eleganza e il prestigio della Capitale appaiono più lontani dei 200 chilometri che separano le due città.

A Philly oggi vive e lavora (anzi è tornato dopo la sua  parentesi politica di senatore della Repubblica e sindaco di Roma ) Ignazio Marino. L’obiettivo era quello di una intervista a cinquequotidiano.it che il professore conosce, ma lui ci obietta che ormai ha cambiato vita (la sua terza vita lontana dall’Italia e dalla politica come l’ha definita mesi fa con una  intervista a Vanity Fair), ma soprattutto perché non dispone di elementi sufficientemente attendibili per giudicare quanto sta avvenendo a Roma. “Perdoni il ritardo nel risponderle ma mi ha colto in un momento di intensa attività” ci scrive “per quanto riguarda l’intervista non vivo più a Roma dal 2016 e quindi mi sentirei a disagio a scrivere valutazioni non conoscendo nel dettaglio la situazione amministrativa della Capitale”, tuttavia promette di collaborare con la nostra testata su temi anche particolarmente  attinenti ai suoi nuovi incarichi.

Il professore ci spiega che dopo la conclusione della sua esperienza in Campidoglio, ha ripreso i contatti con la Thomas Jefferson University di Philadelphia, dove aveva mantenuto la cattedra, pur senza compenso. Dall’inizio del 2017 è quindi Senior Vice President per gli Affari Strategici: si occupa di didattica, di ricerca, di programmi internazionali, ma soprattutto continua a lavorare nella medicina, impegnato da sempre nei trapianti d’organi.

Ricordiamo che ai trapianti ha dedicato una intera vita professionale lavorando  nei centri di Cambridge, di Pittsburgh e di Filadelfia. 

Da questo osservatorio privilegiato  ha deciso di intervenire a sostegno della battaglia di Marco Galbiati, perché su base reciprocamente volontaria, le famiglie del donatore e quella del ricevente di organi possano conoscersi.  

Oltre i normali impegni ospedalieri e universitari Marino ha avviato un percorso di Laurea in Medicina (del quale pubblichiamo domani un suo   articolo )  nel quale gli studenti trascorreranno 3 anni a Roma, presso l’Università Cattolica del Sacro Cuore – Policlinico A. Gemelli, e 3 anni  al Thomas Jefferson University Hospital. 

Alla fine del percorso gli studenti  otterranno una doppia laurea e potranno esercitare nei 28 Paesi dell’Unione Europea e nei 50 Stati USA, fatto unico nella storia dei due continenti. 

Inoltre il professore ci segnala che da quando è tornato in Ospedale e all’Università oltre al progetto appena realizzato (dopo due anni di lavoro) della doppia laurea in Medicina e Chirurgia,  si va concretizzando  il Global Kidney Exchange. In pratica molti pazienti con insufficienza renale vivono dipendendo da tre sedute di dialisi ogni settimana che hanno un impatto devastante sulla loro vita. Molti di essi avrebbero la disponibilità di un familiare o di un caro amico che donerebbe volentieri un rene per restituire al paziente la pienezza della vita. Purtroppo in molti casi vi è un impedimento insuperabile. 

Qui Marino fa l’esempio di una moglie che volesse donare il proprio rene al marito. Accade spesso che i gruppi sanguigni non coincidano, quindi il trapianto non può essere eseguito. Con l’aiuto di Alvin Roth, premio Nobel per l’Economia nel 2012, è stato possibile sviluppare un complesso algoritmo che in pratica permette di inserire tutti i dati clinici delle coppie con incompatibilità immunologica e in questo modo se una coppia è A e B e un’altra è B e A si può utilizzare il donatore di una coppia per l’altra e si rende così possibile un trapianto che era impossibile.

Il progetto è stato presentato all’Organizzazione Mondiale della Sanità a Ginevra. 

Cosa possa pensare l’ex sindaco e senatore di quanto succede a Roma e in Italia ( siamo convinti che abbia le informazioni e le idee ben chiare) può anche sembrare irrilevante nel diffuso chiacchiericcio politico di questo nostro Paese, ma è ben difficile passare sotto silenzio quanto va facendo a livello internazionale.

Articolo originale su cinquequotidiano.it

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