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L'innovazione digitale applicata al settore della Sanità: di cosa si tratta e come possiamo affrontarla

In questi anni Internet si è notevolmente trasformato e ha assunto una dimensione tutta nuova più incentrata sulle transazioni. Questa innovazione digitale, una sorta di "catena di blocchi", ha preso il nome quindi di Blockchain, e ha assunto la dimensione del web valoriale ruotando attorno ai valori cardine di decentralizzazione, trasparenza, sicurezza e immutabilità, inglobando, a volte, anche il concetto fondamentale di condivisione delle verifiche, del controllo e dell'archivistica.

Nonostante il tema apra al dibattito intorno a tutti questi concetti, però, per il momento la Blockchain si caratterizza in un nuovo contesto orizzontale in cui sarà più facile integrare le informazioni che riguardano una fetta sempre più trasversale di utenti e stakeholders. La sfida, quindi, risiede nella standardizzazione, integrazione e interoperabilità dei dati, con il fine di ottimizzare l'efficacia del sistema attraverso disintermediazione e sicurezza.

Con un incremento annuo del 61,5% (passando dai 339,5 milioni di dollari del 2017 ai 2,3 miliardi previsti entro il 2021), la Blockchain si propone come uno dei mercati più floridi odierni anche nel settore della Sanità. In questo ambito, infatti, le sue evoluzioni potrebbero riguardare un gran numero di processi e si rivelerebbero estremamente utili nella loro applicazione pratica.

Parliamo della verifica dell'identità digitale del paziente così come del monitoraggio cronologico delle sue prestazioni mediche, della tracciabilità dell'andamento delle terapie e delle prescrizioni e somministrazioni farmacologiche, e, allo stesso tempo, della gestione e archiviazione dei documenti medici quali cartelle cliniche, risultati di esami di laboratorio, test e fatture. La stessa tecnologia garantirebbe anche una maggiore integrità dei file (e dei dati sugli studi clinici) assicurandone l'immutabilità, prevenendo in tal misura molti problemi di sicurezza informatica, così come potrebbe risolvere il problema della contraffazione intervenendo sulla tracciabilità dei farmaci.

Un esempio pratico lo si rintraccia nella collaborazione tra Accenture e DHL che ha generato il primo caso di Blockchain del settore sanitario. "Gli esperimenti con [questa] tecnologia sono noti per il loro sviluppo in ambito finanziario, ma la logistica è un settore dove questa nuova tecnologia può avere un impatto fondamentale", ha sottolineato Matthias Heutger, senior vice president di DHL Customer Solutions & Innovation. "Grazie alla collaborazione di tutti gli attori coinvolti sarà possibile lo sviluppo tecnologico per l'implementazione di queste soluzioni, di grande importanza per un settore sensibile come la farmaceutica" ha quindi concluso. Si è trattato di un importante tentativo di ridimensionare la contraffazione di farmaci, attraverso la strutturazione di un prototipo di lavoro in grado di tracciare i prodotti (mediante gli identificatori univoci) in tutti gli step del processo che li vede coinvolti, dalla produzione al consumo. Con una convalida da parte degli stakeholders in ognuno di questi passaggi, dunque, si potranno monitorare le informazioni in tempo reale prevenendo o intervenendo repentinamente sulle possibili manomissioni o modifiche del dato.

Grazie alla capacità dell'Intelligenza Artificiale di gestire e accumulare una grande quantità di dati riguardanti le informazioni sanitarie degli utenti, infatti, si potrebbe portare a compimento la realizzazione di strumenti predittivi e di assistenza sanitaria, migliorando quindi le PMI e fornendo, allo stesso tempo, un valido supporto per il mondo della ricerca.

La sfida di questo settore sarà relativa alla cura dei dati sensibili, un tema molto delicato che si trascina tutte le implicazioni legate alla privacy e alla recentissima normativa sul GDPR[1].

Se ragioniamo, invece, sul concetto di Internet delle cose (Internet Of Things), possiamo attenerci alla definizione che ne da il Patto per la Sanità Digitale e il recente Piano Triennale dell'Agenzia Digitale, dove si fa espressamente riferimento al Fascicolo Sanitario Elettronico (FSE) come strumento fondamentale della digitalizzazione sanitaria. Ad affiancare questo strumento intervengono altri strumenti di supporto, spesso tecnologie di rilevazione, quali applicazioni sensori o dispositivi medici contenenti un "software impiegato specificatamente per attività di diagnosi, prevenzione, controllo, terapia o attenuazione di una malattia", per usare le parole del responsabile dei sistemi professionali di AICA Roberto Bellini.

Le caratteristiche fondamentali di queste innovazioni sono determinate dalla rilevazione e quantificazione dei parametri specifici per ogni patologia sotto osservazione, dove allo sviluppo clinico, quindi, si affianca conseguentemente un'evoluzione comunicativa e di elaborazione vera e propria dei parametri inseriti. Parliamo di dispositivi che vengono riprogettati e miniaturizzati per essere indossabili e che prevedono materiali e modelli di consumo mai utilizzati, divenendo a tutti gli effetti terminali sensori.

Questi oggetti possono essere suddivisi in tre categorie a seconda delle loro funzioni d'utilizzo: c'è l'intelligenza connettiva, riguardante l'abilitazione di una sorta di connessione tra il dispositivo medico e il web così da permettere al medico che opera in remoto di ricevere, analizzare e, eventualmente, suggerire una pronta risposta sulla base dei parametri raccolti; c'è l'intelligenza associativa, che invece si riferisce al legame del singolo paziente con una struttura di supporto locale (familiare e socio-assistenziale), così da poter abbinare il dispositivo medico alla sua identità e ai valori sociodemografici; infine, parliamo di intelligenza clinica per riferirci alla gamma di strumenti in dotazione al paziente per garantirgli il giusto trattamento.

Grazie a questa serie di strumenti sarà possibile, nelle specifiche località di riferimento, inserire i dati clinici di tutti gli utenti andando a mettere mano sui loro FSE, trasportando quindi in rete il rapporto medico-paziente che assumerà una forma più digitalizzata senza al contempo sfociare in una fredda analisi e prescrizione senza rapporto umano.

Non compromettendo, infatti, le occasioni d’incontro tra il paziente e il suo medico, una tale sorta di sincronizzazione operativa tra i vari attori in gioco avrebbe una serie lunghissima di vantaggi che vanno dalla prevenzione di lunghe e costose ospedalizzazioni fino all'assistenza familiare, dalla raccolta di dati finora inaccessibili fino alla continua trasmissione dei valori riguardanti il recupero, passando comunque per una maggiore precisione di diagnosi e riabilitazione[2].

Ignazio Marino