Italiano Inglese

Dal primo trapianto al futuro globale: riflessioni dal Donate Life Egypt 2025

Essere invitato al congresso Donate Life Egypt 2025 è stato un onore e un’emozione. Nella splendida cornice del Cairo, insieme a studiosi e ricercatori come il premio Nobel Alvin Roth e il chirurgo Mike Rees, ho avuto l’opportunità di discutere di uno dei temi più complessi e affascinanti della medicina moderna: l’etica e la politica dei trapianti, e il futuro della collaborazione globale in questo campo.

Nel mio intervento, dal titolo “Reflections from a Transplant Pioneer: Ethics, Policy, and the Future of Global Collaboration”, ho voluto ripercorrere la storia di chi, prima di noi, ha avuto il coraggio di sperimentare, fallire e riprovare. Perché ogni progresso medico nasce da una decisione etica coraggiosa, da un passo compiuto nel vuoto delle regole esistenti.

I veri pionieri

Mi considero fortunato ad aver conosciuto e lavorato con due autentici pionieri del trapianto d’organo: Thomas Starzl e Roy Calne. Il primo, a Pittsburgh, amava circondarsi di un’équipe internazionale. Ricordo ancora quella foto di quarant’anni fa: Chop-Chop dal Brasile, Casavilla dall’Argentina e io, giovane medico italiano, al suo fianco in sala operatoria. L’altro, Sir Roy Calne, mi accolse a Cambridge prima che partissi per gli Stati Uniti. Erano rivali, diversi in tutto, ma accomunati da una stessa visione: che la chirurgia dei trapianti potesse cambiare la storia della medicina.

Le radici etiche dei trapianti

La storia del trapianto è anche una storia di dilemmi morali. Negli anni ’60, quando la dialisi era un trattamento costosissimo e disponibile solo per pochi, un comitato chiamato dalla stampa “God Committee” decideva chi potesse accedervi. Scelte di vita e di morte basate sul “valore sociale” del paziente: stato civile, reddito, numero di figli, persino la frequenza alla chiesa. Quel paradosso etico portò a un ripensamento radicale del sistema, fino alla decisione del presidente Richard Nixon, nel 1972, di garantire la dialisi a tutti i cittadini americani. Per la prima volta, un organo — il rene — entrava nel sistema sanitario universale degli Stati Uniti.

Dal cuore al fegato: quando il coraggio fa la storia

Un’altra tappa cruciale fu il primo trapianto di cuore, nel 1967, eseguito da Christiaan Barnard a Città del Capo. Fu un gesto di audacia in un vuoto normativo ed etico: non esisteva ancora una definizione chiara di morte cerebrale. Fu solo nel 1968, con il comitato di Harvard, che nacque il concetto di “morte encefalica”, aprendo la strada alla moderna medicina dei trapianti.

Pochi anni dopo, Tom Starzl affrontò un’altra frontiera: il trapianto di fegato. I primi tentativi furono drammatici, ma la sua perseveranza trasformò un’idea impossibile in una terapia consolidata. Dopo essere stato scartato da UCLA, trovò fiducia a Pittsburgh, dove in pochi anni costruì il più grande centro trapianti del mondo. Il suo lavoro non solo salvò vite, ma cambiò le regole: nel 1983, il National Institutes of Health riconobbe ufficialmente il trapianto di fegato come trattamento terapeutico. Era nata una nuova era.

Quando l’etica anticipa la legge

Molti anni dopo, tornato in Italia, mi trovai davanti a un dilemma simile. Avevo imparato negli Stati Uniti che i pazienti HIV-positivi potevano essere trapiantati con ottimi risultati, eppure in Italia la legge lo vietava. Decisi di procedere ugualmente: un atto clinicamente giusto, ma tecnicamente illegale. Fui censurato dal Ministero della Salute, ma il paziente visse bene per molti anni e, alla fine, la legge cambiò. È una delle esperienze che più mi hanno insegnato che il progresso nasce dal coraggio di agire prima che le regole cambino.

Dall’etica alla collaborazione globale

Oggi, i dilemmi etici si presentano in forme nuove. Il progetto del Global Kidney Exchange (GKE), sviluppato insieme ad Alvin Roth e Mike Rees, nasce proprio per superare i limiti nazionali e aiutare i pazienti dei Paesi poveri a ricevere un trapianto. Il principio è semplice: mettere in relazione catene di donatori incompatibili in diverse parti del mondo, creando un sistema equo e sostenibile. Una visione globale della solidarietà medica.

Nonostante le critiche e le incomprensioni iniziali, il Global Kidney Exchange ha dimostrato che la collaborazione internazionale può salvare vite, riducendo i costi e combattendo le disuguaglianze. È un’idea che non appartiene a un singolo Paese o sistema sanitario, ma all’umanità intera.

Guardando al futuro

Durante il congresso del Cairo ho voluto ricordare una frase di Nelson Mandela che da sempre mi accompagna: “Sembra sempre impossibile, finché non viene fatto.” È vero per la storia dei trapianti, ed è vero per il futuro del Global Kidney Exchange. Le barriere economiche, politiche o geografiche possono rallentare le idee, ma non possono fermare ciò che è giusto quando l’obiettivo è salvare vite umane.

Oggi, più che mai, abbiamo bisogno di pensare la medicina come una rete di responsabilità condivise. E di continuare a credere, come fecero i pionieri prima di noi, che ogni progresso nasce da un atto di coraggio.

Visualizza le slide della presentazione

Dal primo trapianto al futuro globale: riflessioni dal Donate Life Egypt 2025 Dal primo trapianto al futuro globale: riflessioni dal Donate Life Egypt 2025 Dal primo trapianto al futuro globale: riflessioni dal Donate Life Egypt 2025